Parigi, XVI arrondissement, Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris. Giovedì, 20 maggio 2010, ore 6.50 del mattino. La telecamera del museo immortala un uomo vestito di nero con una calzamaglia che si aggira per le sale. È entrato da una finestra, ha rotto un lucchetto, senza intoppi. Si muove con calma, l’allarme non ha suonato perché è rotto, le guardie non ci sono. L’uomo tira fuori un taglierino, uno di quelli di Leroy Merlin, con il manico d’acciaio e la zigrinatura ruvida. Non ha fretta, sceglie con calma e con un certo gusto: “Piccione con piselli” di Picasso, “Pastorale” di Henri Matisse, “Olivo vicino all’Estaque” di Georges Braque, “Donna con Ventaglio” di Modigliani, “Natura morta con candelabro” di Fernand Lèger del 1922.
Un grande gusto, senza dubbio. Con il cutter taglia via le opere dalla cornice, le arrotola e va via sereno. I custodi scoprono il furto poco dopo. Il museo viene chiuso, il furto ammonta alla risibile cifra di 500 milioni di euro. Il 1° ottobre il Comune di Parigi afferma di aver arrestato i due sospetti, ma le opere sono sparite. Uno dei due ladri, Yonathan Birn dichiara di averle gettate in un inceneritore dopo il furto. Possiamo senz’altro affermare che si tratti di una bugia.
Mosè Previti
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