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Immagine del redattoreMosè Previti

Il collezionista: gioco, identità, destino.



La collezione è una specie di gioco passionale. Nella collezione la prosa quotidiana degli oggetti diventa poesia, discorso incosciente e trionfale. Una poesia che funziona come uno specchio, dove il collezionista ricerca se stesso, i suoi ricordi, i suoi valori, le sue fantasie. In questo senso la collezione è un documento psicologico, l’impronta del gusto del collezionista, l’opera della mente che ha amato, scelto e predisposto per il futuro il frutto della propria sensibilità intellettuale e del proprio gusto.

Nella collezione ogni singola opera funziona come la tessera di un mosaico, ogni opera è l’unità di un’immagine unica che dal particolare di un “sistema di oggetti” ricostruisce un messaggio complesso, carico di senso. Una volta costituito, questo mondo artificiale sembra dotarsi di una propria forza autonoma, una propria indipendenza: la collezione interroga il collezionista e contemporaneamente lo presenta allo spettatore. Il dialogo tra questi sguardi costituisce l’esito più grande e il successo di una collezione: il gioco appassionato è diventato esso stesso un’opera d’arte, un messaggio da e per il mondo.


Nella codificazione di questo messaggio, vale a dire nella sua ufficializzazione attraverso un catalogo, la collezione affronta il per la prima volta il pubblico e contemporaneamente lascia la traccia indelebile della sua esistenza. Lo spettatore che ha il privilegio di avvicinarsi a questo mondo personalissimo, inizia cautamente ad aprire, pagina per pagina, opera per opera, le stanze dove il collezionista ha lavorato e s’intrufola, ospite gradito, tra le pieghe del suo gusto, ne abbraccia le dimensioni, ne assapora cautamente i caratteri, si confronta con universo di valori.


Una collezione d’arte non è solo la mappa di un gusto, quello dei proprietari, una collezione d’arte è anche una costituzione di valori che nell’arte ha un carattere fondamentale dell’identità familiare, un centro d’ideali che vede nella bellezza la manifestazione delle migliori qualità dell’animo umano, la proiezione di una certa visione del mondo e delle sue capacità di coglierne le sfaccettature, le prospettive inusuali, inedite.


La fruizione di un’opera d’arte è uno spettacolare esercizio, un godimento che restituisce la nostra osservazione arricchita di nuove aeree di percezione, ma anche un potente balsamo per l’anima, un processo lento di distillazione della nostra personalità che nell’opera d’arte si confronta e si fortifica. Ma questo rapporto non è soltanto un rapporto personale. Il collezionista con la sua opera, con le sue scelte, alimenta quella corrente progressiva di sviluppo e di miglioramento della società rappresentata dall’arte.


Il ruolo del collezionista non si esaurisce nella costruzione della collezione ma prosegue ben oltre la sfera privata del suo godimento per agganciarsi a tutto il mondo della creatività e della cultura che esiste e si alimenta grazie alla passione e al suo lavoro. D’altra parte un’arte senza mecenati, senza collezionisti, sarebbe impossibile nel mondo d’oggi, dove l’estetizzazione della società spesso rende davvero ardua la sfida nell’individuazione di artisti e movimenti in grado di rappresentare lo spirito del tempo.


Seguendo questo ragionamento, immaginando il passaggio di consegne tra i proprietari di una collezione, come possono essere i genitori e i figli, i nonni e i nipoti, è utiile ricordare che questo non è soltanto un momento privato, un rituale patrimoniale in cui beni passano di generazione in generazione. Questo passaggio è la traslazione di un complesso di valori, di azioni e caratteri familiari che vengono così lanciati nel futuro.


Il futuro della collezione allora diventa una prospettiva etica, una via maestra per il proseguimento di una vita piena di senso, piena di capacità di ascoltare e mettersi in connessione con il mondo e con la legittimità di uno sguardo individuale che sa osservare, che sa scegliere, che sa valutare e incontrare la libertà dello spirito e la sua tensione al massimo dispiegamento.


Le tracce del gusto, le scelte delle generazioni nella collezione diventano un documento dell’anima, una luminosa e poliedrica attestazione di quanto il collezionista ha amato e un indirizzo aperto a quanto ancora i suoi eredi, materiali e intellettuali, possono scoprire e sviluppare a beneficio delle proprie fatiche e della società in cui operano.


Mosè Previti

Riproduzione Riservata


Immagine di copertina: Courtesy Giuseppe Tornatore e ogni avente diritto.

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