L'albero è me
io sono albero,
quieto, lento
Danzo il vento
Sole pallido.
L'orsa conficca
Le sue unghie
nel miele dell'alveare
uomini come sparute
formiche spezzettano
la pista fiorita della valle,
Dove vanno? Dove sono?
L'albero è me, io sono albero.
Quieto, lento ascolto
Il cielo avvicinarsi con
le sue frecce, la rabbia
il fuoco, cadono come
foglie insetti e animali
dal mio fusto, scappano lontano
dove il fuoco non
profuma di odorosi legni
Fratelli.
Pioggia, pioggia, pioggia
La terra si impaluda e rancida
ristagna, le foglie esangui
fanno veleno, uno spirito
viene. Ritorna nella terra, in pace.
La terra calda esala fiori di minima corona.
L'albero è me, io sono albero.
Altan Naran è un poeta nomade delle pianure dell’Asia centrale. Nacque in un villaggio altaico intorno al 1960, i genitori erano pastori. Fu allevato secondo i costumi tradizionali delle popolazioni sarmatiche fino all’età di quindici anni. I predoni sterminarono la sua famiglia durante l’estate del 1985. In condizioni disperate, venne salvato da una carovana di motociclisti francesi. Introdotto alla cultura europea da un docente di filosofia, studiò francese, tedesco e italiano da autodidatta, scrisse numerosi libri di poesia in dialetto khalkhal, saggi sulla vita nomade e numerose canzoni. Le notizie sulla sua vita sono frammentarie, come vi è pure incertezza sul suo vero nome. I suoi scritti, editi e tradotti in inglese dall’antropologo americano Johnson W. Ferrari, sono in corso di pubblicazione.
Mosè Previti © 2022
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