Il vento è uno sciacallo
la porta è aperta e
viene un uomo, viene con altri
che lo chiamano re,
grande re.
Cappello di piume
e occhi grigi
grande re potente e
governa la terra.
Due metri per aria
cammina, grande re.
Il suo regno
è centomila
giorni di marcia,
è carico d'oro il
suo sarcofago,
dieci mogli
raccolgono il suo seme.
Lui è re, grande re,
re della terra che lo sostiene
del cielo che lo illumina.
Impero di infinite genti,
Signore di duecentomila
soldati, i suoi piedi
affondano in scarpe di sangue
schiene rotte di schiavi
sostengono la sua corona,
ogni giorno si lava nelle lacrime
dei condannati alla forca,
dorme in cuscini di capelli
strappati alle vedove.
Il re è mio ospite
ma non ha il mio cuore
il cuore non immola.
Il re viene per la mia testa
piegata, il re non conosce la musica del cuore.
Triste signore, povero re.
Il sorriso è la lama del silenzio.
Il vento si spegne in un
serpente di polvere,
Il re è sulla mia porta,
non tornerà.
Altan Naran, Ritorno ad Ulan Bator.
Mosè Previti © 2022
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