“Stavofacendo soldi mostrando un uomo che uccide un altro. Due vite sono state distrutte e io sono stato pagato per questo. […] Due persone sono morte in questa fotografia. Il generale ha ucciso il Viet Cong; Io ho ucciso il generale con la mia camera.” Con questa parole Eddie Addams ha commentato il suo scatto più famoso, premiato con il Pulitzer nel 1969. La foto testimonia l’esecuzione per strada di un Viet Cong per mano del Generale della Polizia Sud Vietnamita durante l’offensiva del Tet nella Guerra del Vietnam. Nelle intensioni del generale, l’esecuzione doveva rappresentare una minaccia agli oppositori ma che fu, invece, un elemento di galvanizzazione dei Viet Cong e del movimento pacifista americano.
La fotografia ha il potere di indignarci di fronte alla violenza. Ma per taluni può essere anche un stimolo della propria morbosità. La fotografia di guerra è uno strumento fondamentale per riflettere sulle conseguenze dei conflitti. Alcuni scatti diventano più famosi di altri, altri ancora, perché troppo potenti, potrebbero non venire mai pubblicati. Accordiamo alla fotografia questa capacità di stimolarci. Talvolta sono gli altri a sottoporcela, talvolta dobbiamo essere anche noi a trovare nelle testimonianze degli altri, la forza di una riflessione, di una critica autonoma.
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