Felice Canonico (Messina, 1992 – Milano 1996) è stato uno dei maggiori artisti siciliani attivi a Milano nell’ultimo quarto del Novecento. La sua figura rappresenta un momento particolarmente positivo all’interno della grande stagione creativa del Dopoguerra, ed è, inoltre, un personaggio in grado di incorporare perfettamente il passaggio epocale tra l’artista della tradizione e l’artista multimediale contemporaneo.
Dotato di un indiscusso talento disegnativo e di un solido estro inventivo, formerà la sua attività a contatto con agenzie pubblicitarie e studi di architettura. La sua creatività è solidamente ancorata al dato tecnico: Canonico disegna magistralmente dal vero ed è eccelle anche al tavolo da disegno. La sua frequentazioni con gli studi creativi siciliani affinerà il rigore del suo talento contribuendo in maniera determinare a costituire in lui la metodologia del “progetto”.
L’immaginario romantico del genio come individuo in preda a impulsi creativi fa fatica a concepire la lunghissima e antichissima tradizione della bottega italiana. I maestri da Cimabue a Ettore Sottsass sono, prima di tutto, operatori attivi sul mercato, dipendenti da questo e dalle relazioni con la committenza. Il valore dei materiali e delle risorse impiegate, impone una progettazione strutturata delle opere, un uso ponderato dei materiali, una visione precisissima dell’operare. Si tratta, di quella tradizione che con Verrocchio giungerà al livello dell’industria e in Leonardo fiorirà nell’artista - scienziato.
Il progetto è il fondamento della tradizione artistica italiana. Caratteristica del progetto è l’elaborazione a priori, caratterizzata dal disegno come strumento di esplorazione e preparazione della realtà tecnico esecutiva. Tanto più il disegno descrive e immagina la realtà, tanto più l’artista ha la sensazione di conoscerla e dominarla. Per questa ragione, Leonardo si cimenta in molteplici ambiti del sapere, e per questa stessa ragione, Felice Canonico produce acquerelli, dipinti, progetti di architettura, fumetti. La sua creatività, stilisticamente eclettica, fiorisce continuamente ma è inquadrata in cicli compiuti. Così è stata organicamente organizzata ed esplorata dai critici, tra cui vanno soprattutto segnalati Martina Corgnati e Lucio Barbera.
Felice Canonico è stato quindi un artista dotato di tutte le caratteristiche dell’operare tradizionale, cui va aggiunto la chiave totalmente multimediale della sua attività. Rifiuta di rimanere intrappolato in un genere o in una corrente, tiene le distanze anche da una produzione che sia esclusivamente dipendente da un medium. Anzi, Felice Canonico inventa un suo medium, a cavallo tra design e pittura: gli “Stacchi”, ciclo fortunatissimo e inequivocabilmente combaciante con l’artista medesimo, sua identità specifica ancora oggi, a diversi anni dalla sua scomparsa.
La produzione sconfinata dell’artista è un’altra caratteristica assai moderna di questo creativo che, come una piccola fabbrica, lavorava di notte e dormiva di giorno, in un’esauribile catena di intuizioni che corrispondeva, storicamente, alle fortunate evoluzioni delle attività manifatturiere italiane, tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso divenute leader indiscusse nel design e nella moda.
A quasi cento anni dalla nascita di Felice Canonico, la sua eredità culturale travalica l’altissima qualità estetica delle sue opere per divenire un esempio di tenacia e di libertà creativa, lontana da ogni facile espediente, da ogni slacciata improvvisazione. Coerentemente con il valore di questo messaggio, sono senz’altro di ottimo auspicio tutte le azioni messe in campo dagli eredi per tutelare l’integrità e la memoria della sua arte.
Mosè Previti © 2021
Photocourtesy: Team project
Mostra “Felice Canonico: Inediti Grafici”
dal 8 al 31 luglio 2016
Palazzo della Cultura di Messina
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