Lontanissimo dal qualsiasi improvvisazione. Quando incontro Tano Santoro nel suo studio di Milano mi ritrovo a maneggiare con lui una serie di 15 – 20 opere “aperte”. L’arista è rigoroso e meticoloso in maniera quasi maniacale. L’interesse di Santoro non è nella figura quanto nella pittura come “ipotesi” formale soggetta a continue sperimentazioni. Ma non bisogna pensare a forme di estri o di manipolazioni, la sperimentazioni sono qui discorsi sull’equilibri tra la parte e il tutto. Santoro percorre l’antica tradizione della pittura come disciplina, cioè come strumento di continuo apprendimento e alla continua espansione.
Art + Communication
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