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Perfect Holidays 2023

Immagine del redattore: Mosè PrevitiMosè Previti

Aggiornamento: 24 gen 2023


Gianmarco Vetrano: Perfect Holidays

Perfect Holidays di Gianmarco Vetrano è un progetto fotografico sulle migrazioni. Perfect Holidays è stato realizzato nel 2015 grazie alla collaborazione di un centro d’accoglienza della città di Messina. Il progetto ha visto la luce dopo una lunga fase di studio con Gianmarco Vetrano, fotografo cui sono legato da una lunga amicizia e da un solido corso di esperienze professionali. La mostra è stata ospitata in diversi contesti, con positivi riscontri di critica e pubblico. Recentemente il progetto è stato al centro di un dibattito tenutosi in una scuola di Napoli, grazie all’interessamento di un insegnante, la professoressa Melania Scorrano. Il confronto ha offerto l’occasione di una rilettura globale di “Perfect Holidays”, rilettura che elaboro qui in una chiave il più possibile completa e sistematica.


2015 Odissee

Nel 2015 il tema dei migranti occupa le prime pagine di tutti i giornali. L’Italia è il primo paese d’approdo, insieme alla Grecia, per migranti provenienti dal continente africano e dal Medio Oriente. Provati dalla persistente instabilità economica e politica, gli italiani trovano nel tema dei migranti una valvola di sfogo per un confronto, spesso meramente propagandistico, intorno al futuro, sempre percepito come incerto e pericoloso. A fare da amplificatore delle tensioni c’è la crisi greca e le durissime misure economiche imposte dagli organismi finanziari internazionali.


Il 2015 è l’anno della guerra in Siria e della celebre apertura della Merkel ai profughi siriani, apertura straordinaria quanto breve. Nel gennaio dello stesso anno, un attentato alla sede del giornale Charlie Hebdo causa dodici vittime. Il 18 aprile un naufragio di migranti nel Canale di Sicilia causa la morte di oltre 800 persone. Ad agosto le autorità austriache scoprono i corpi di 75 migranti in un camion frigo abbandonato tra Austria e Ungheria. Il 4 settembre viene scattata la celebre foto di Alyan Kurdi, il bambino siriano trascinato sulle onde di una spiaggia turca. Il 13 novembre, a Parigi, una serie di attacchi terroristici coordinati causano la morte di oltre 130 persone. Il 2015 è l’anno d’oro dello Stato Islamico (Isis) che avanza in Siria, ma anche del ritorno della Russia nel Mediterraneo, proprio grazie al coinvolgimento nel conflitto in quella regione.


Il 2015 è anche l’anno dell’Expo di Milano, evento che lascia nell’immaginario collettivo l’idea di una Paese che può ambire a una rinascita, stante la non dichiarata, ma ben percepita, sensazione di decadenza. Sono gli anni in cui l’informazione mainstream insiste sulle colpe degli italiani che vivono “al di sopra delle proprie possibilità”. C’è la spending review, viene tagliato tutto, dalla scuola alla sanità, vengono chiuse le provincie, i comuni sono in dissesto.


Nonostante la situazione non rosea, ciò che era noto, come è noto anche oggi, è che queste migrazioni, nella stragrande maggioranza dei casi, vedono come protagonisti dei migranti economici che intendono raggiungere paesi europei dal welfare state e dalle opportunità certamente più interessanti di quelle offerte dalla Repubblica Italiana. Un dato da leggere insieme a quello demografico, che vede l’Italia tra i paesi più anziani del mondo, in un trend condiviso con l’intera Europa. Dati, statistiche da inquadrare in alcuni mutamenti sostanziali della politica internazionale dell’Italia.



Gianmarco Vetrano: Perfect Holidays.


L’Italia senza mare

Dall’adesione al Trattato di Maastricht (1993) e con ancora maggior forza dal Trattato di Lisbona (2007), l’Italia ha cambiato radicalmente la sua politica estera, storicamente centrata su un’articolata e proficua rete di relazioni economiche e con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo, Libia in testa. Negli ultimi trent’anni, la Penisola ha progressivamente abbondonato molte delle posizioni strategiche nel mare nostrum che l’avevano resa protagonista negli anni ’80, fino al culmine delle celebre crisi di Sigonella (1985). Il “processo di integrazione europeo” sempre in divenire e mai concluso, ha spostato il centro del Paese dalle sue sponde meridionali al nord padano e subalpino. Tutto l’assetto della società italiana è stato, anche costituzionalmente, legato all’economia, a discapito di alcune e fondamentali realtà immutabili: l’Italia è posta dalla geografia e dalla storia nel cuore del Mediterraneo. Il nostro Paese è una penisola che assomiglia tantissimo a un’isola vera e propria: le Alpi, infatti, sono tutto fuorché una barriera naturale di facile penetrazione. Il disinteresse per la sponda sud del nostro Paese, con il cronico ritardo della sua regione limitanea principale, la Sicilia, ha toccato il suo apogeo quando, con un’azione rapace e molto poco lungimirante, il regime di Gheddafi è stato scalzato dalla Francia per far posto all’attuale caos geopolitico in cui operano gli ideatori, gli organizzatori e i principali beneficiari della tratta internazionale di essere umani.


L’Italia è un Paese marino, un Paese che ha nel mar Mediterraneo la sua principale e fondamentale identità storica e culturale, nonché la maggiore risorsa strategica. L’Italia è titolare, grazie alla Sicilia, del confine sud del continente europeo, un confine permeabile e liquido, una terra di nessuno dove, di fatto, operano non solo trafficanti di essere umani, ma anche potenze militari con attitudini non certo pacifiche come la Turchia e la Russia che presidiano la Libia, e con cui, di fatto, oggi confiniamo.

Questo quadro complesso è oggi piuttosto chiaro e definito. La pandemia e la guerra in Ucraina hanno schiarito in maniera piuttosto netta e drammatica le nebbie che avvolgevano l’eterno presente, pacifico, positivo e relativamente prospero, del nostro continente. Ma nel 2015 tutto questo non era ancora chiaro, nel 2015 il dato principale era la martellante presenza del tema dei migranti sui principali mezzi di informazioni. Un tema di cui venivano però esaltati gli aspetti più spettacolari e drammatici, in un proliferare di iniziative e progetti artistici e culturali che, nella maggior parte dei casi, erano un rifacimento e una ripetizione di quanto l’estetica dell’informazione andava diffondendo. Tutto il contrario di quanto Vetrano cercava e voleva realizzare.


Gianmarco Vetrano: Perfect Holidays.

Gianmarco Vetrano

Lo stile fotografico di Gianmarco Vetrano si fonda principalmente su due elementi: intuito ed eleganza. Vetrano è in grado di cogliere con sorprendente efficacia i “momenti decisivi” di situazioni, eventi e persone. Avendolo visto a lavoro, ho potuto constatare l’estrema naturalezza con cui coglie ed elabora la realtà, uno sguardo reportagistico dinamico, forte e al contempo dotato di un’innata grazia. Vetrano è il tipo di fotografo naturale totale, cioè uno che fotografa con gli occhi, con un tempismo perfetto e senza turbamenti e sovrastrutture. Ma il fotografo naturale è tutto fuorché ingenuo o selvaggio, i suoi scatti sono sempre frutto di un subitaneo lavoro analitico dell’occhio: le forme e i colori dialogano, c’è un sempre ben temperato contrasto, la composizione è meticolosamente controllata, le emozioni hanno il loro spazio e, quando serve, i loro silenzi. Le idee non gli mancano mai, come la curiosità, ed ho sempre ho avuto il grande piacere di vedere realizzati i suoi progetti in maniera molto originale e imprevedibile. Il fotografo siciliano, infatti, nelle foto staged sviluppa il suo linguaggio formalmente perfetto e al contempo incisivo. I risultati sono esteticamente accattivanti quanto intellettualmente stimolanti: le foto sono belle e in più fanno riflettere, stimolano un dibattito, un dialogo. Quando Vetrano mi ha chiesto di lavorare a un progetto sul tema delle migrazioni, ho messo al centro del nostro discorso una breve ricerca iconografica sul mare, con alcune opere d’arte che, secondo me, potevano dare un contributo al nostro discorso. Tuttavia, ero molto lontano dall’immaginare l’interessantissimo risultato che è poi venuto fuori da questo studio.



Gianmarco Vetrano: Perfect Holidays.

Il mare non è acqua

Per gli italiani il mare rappresenta l’elemento rassicurante per eccellenza: l’estate, la vacanza, il relax, i primi amori, la giovinezza, il buon umore. Il mare è l’archetipo della felicità, “una giornata al mare” è sinonimo di “una giornata di bellezza, di pace”. Il mare è il luogo dove le persone si spogliano, si stendono, si rilassano, il mare è dove le madri possono guardare i figli giocare felici, e dove i giovani amanti possono stringere i loro corpi protetti dallo schermo cangiante delle onde. Nell’immaginario italiano, il mare è quasi come una sorta di vacanza dalla vita, un paradiso terrestre di cui tutti, in qualche modo e prima o poi, hanno e avranno sempre diritto. Quest’idea del mare però è molto nuova, possiamo farla partire dagli anni ‘50 del Novecento. C’è un bellissimo dipinto di Renato Guttuso, la Spiaggia, un grande quadro del 1955 che è stato incluso nella ricerca iconografica utile alla preparazione di Perfect Holidays. Nel dipinto sono i corpi dei bagnanti a riverberare l’energia straordinaria dell’estate e del mare che, molto significativamente, non è neanche presente. Il mare per gli italiani è il bagno della spiaggia, la spa gratis delle vacanze. Ma si tratta sempre di un mare astratto che viene qualificato solo perché è di questa o di quella regione, di questa o di quella località turistica. Il mare in Italia non è il mare Mediterraneo, o Tirreno o Ionio, trattasi di mare di Ostia, di Mondello, di Faro, di Rimini, di Sestri Levante. Il mare italiano è un mare di spiaggia, un mare visto dalla terra, un mare che più una piscina. Ma il mare non è stato sempre questo, nella memoria collettiva del Paese ci sono interi secoli in cui il mare era visto come un pericolo mortale, un luogo dove era possibile morire o dove poteva venire la morte. Dal XVI al XVII secolo Calabria e Sicilia sono state martoriate dalle incursioni piratesche, interi borghi e città sono stati saccheggiati e distrutti da uomini che venivano dal mare. C’erano però, anche città che nel mare prosperavano, che nel mare avevano la loro enorme potenza, luoghi come Venezia che dalla laguna si è allungata fino a Costantinopoli. Molto significativamente, anche il regno sabaudo, regno senza mare e terrestre per eccellenza, molti secoli prima dell’affermazione su tutta l’Italia, aveva la sua flotta, con i suoi marinai e i suoi ammiragli (Lepanto, 1571). Insomma il mare era, anche per noi, le strade per esistere, per dominare o essere dominati. Un’idea che abbiamo dimenticato completamente.


Giorgio De Chirico: I bagni Misteriosi, 1935.

Ma nel XXI secolo, nella nostra società post consumistica, amante delle dolcezze, della vita bella, il mare non è salato ma dolce, anzi di acqua dolce. Uno dei primi a immaginare il contrasto tra l’elemento acquatico e la vita contemporanea è stato Giorgio De Chirico nella celebre serie dei Bagni Misteriosi, iniziata intorno al 1934 con una cartella di litografia realizzata per un poema di Jean Cocteau. Si tratta di un contributo iconografico che è stato importante, a detta di Gianmarco Vetrano, per la realizzazione del progetto. In questa serie di opere bagnanti si immergono in piscine di parquet mentre uomini vestiti elegantemente contemplano la scena. Il senso di straniamento è forte, il significato oscuro. L’uomo è imprigionato in questi paesaggi che evocano il mare e l’acqua ma che sono, in realtà, secchi e desertici. Un’ambientazione che ha molte analogie con quelle ricreata da Vetrano in Perfect Holidays.


Vacanze perfette

Un acquapark deserto fa da architettura per gli scatti di Perfect Holidays. Il mare qui non c’è e acqua pure poca. Regna fatiscente la scenografia ludica del posto, la gente non c’è e il parco sembra più spoglio, sembra abbandonato da dieci anni, in procinto di crollare. L’acqua è vita ma dagli scivoli però non scorre nessun rivolo. Ma la vita c’è lo stesso, è solida, scultorea, per certi versi inquietante: sono i corpi dei migranti, sono loro a popolare questo spazio con le loro sagome massicce con la forza della loro presenza. I corpi della “Spiaggia” di Guttuso qui non riposano, hanno superato il mare diversamente dai corpi che sono rimasti dall’altra parte, nella miseria e nelle guerre. Questi giovani corpi, tesi e scattanti, ritti nel paesaggio decadente del parco, raccontano del coraggio e della forza necessaria per superare il mare, per attraversare le sue vie, per superare i suoi pericoli. Questi corpi sono vivi nonostante il mare e ci invitano a chiederci se i nostri corpi, la nostra vita riuscirebbe a superarlo, riuscirebbe ad arrivare oltre il suo orizzonte.



Gianmarco Vetrano: Perfect Holidays.

E poi domandano impietosi: le nostre vacanze perfette quanto dureranno? Siamo ancora in vacanza? Oppure l’acquapark è vuoto, silenzioso e lentamente si sgretola mentre continuiamo a prendere il sole? E poi, i migranti fanno il morto o sono morti? Immobili come statue aspettano il suono della musica per ballare oppure per scappare di nuovo? Hanno tutti il pantaloncino con la scritta Italia, come modelli, come una squadra di calcio, come certe magliette di politici e influencer. Vetrano coordina e dirige questo spettacolo straniante e sospeso, a tratti minaccioso. Le immagini sono dirette, senza filtri, o saturazioni, la luce del giorno, a quell’ora, un po’ nuvolo, un po’ bianco. Siamo in Sicilia, una Sicilia a luce fredda quando soffia il vento e il mare s’inspessisce con promesse di tempeste e naufragi. Un’Isola lontana lo stereotipo folcloristico, molto più vera. Sicilia limes periferico e subindustriale, vecchia, povera e male in arnese, selvatica, un po’ Europa, un po’ Africa. Questo luogo incerto, sempre più mentale, un luogo solo sulla carta Europa, in verità provincia del mare, è comunque il luogo di vacanze perfette, Perfect Holidays. Nonostante non siano più perfette, nonostante la Sicilia scivoli sempre più a sud, lontano dell’Europa. Forse le vacanze non solo non sono più perfette ma sono anche finite e forse non torneranno, neanche l’anno prossimo.


Mosè Previti

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