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Immagine del redattoreMosè Previti

VENERE BRUCIATA




Se qualcuno ancora non sapeva dell’installazione di Pistoletto a Napoli, ora lo sa. Niente è più ghiotto di un crimine, meglio se di fuoco e fiamme, per il necrofago mondo dell’informazione. La Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto è una delle opere iconiche del movimento Arte Povera, l’ultima avanguardia italiana a essere indiscutibilmente accettata tra i grandi movimenti del secondo Novecento internazionale.


L’opera Napoli è la versione monumentale di un’istallazione di Pistoletto realizzata nel lontano 1967, oggi conservata a Biella, presso il museo della Fondazione dell’artista. L’installazione è composta da una copia in cemento della Venere con Mela dello scultore neoclassico Bertel Thorvaldsen, davanti alla quale sono posti in modo apparentemente casuale, ma in verità altamente pittorico, una montagna di vestiti usati. Il significato dell’opera è quasi documentario: metafora della società consumistica e del suo complesso rapporto con la materia, la bellezza e le passioni umane.


L’opera di Napoli non ha un alto valore economico, sono innumerevoli le varie versioni realizzate da Pistoletto per musei e istituzioni, tuttavia la distruzione di manufatto artistico è un gesto sempre esecrabile, specialmente se questo è iconico e rilevante per un’intera temperie culturale. Una riflessione è da rivolgersi soprattutto al mondo dell’informazione italiana perpetuamente coinvolto nella caciara da bottega attorno ai fatti e misfatti della politica e sordo a qualsiasi approfondimento culturale che non sia la solita polemica volta all’intrattenimento e alla manipolazione dell’opinione pubblica, considerata alla stregua di una scrofa da ingozzare di merda. Magari una maggiore sensibilizzazione culturale avrebbe potuto evitare la la notorietà postuma di un gesto che se fa bene alla fama dell’artista non aiuta quella di Napoli.


Mosè Previti

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